Restauro

In queste pagine vorremmo raccontarvi il lavoro, ma sopratutto, la passione che ci anima nei lavori di restauro e rinnovamento.

Restauro, perchè desideriamo mantenere inalterato lo spirito di “Berenice”, replica dello Spray di J. Slocum, e rinnovamento, perchè comunque cerchiamo di coniugare le nuove tecnologie e nuovi materiali con la tradizione, per rendere più agevole e, sopratutto, più sicura la navigazione.

Berenice ha un’anima di quercia, la chiglia, le costole, i madieri sono ancora quelli originali..

Il fasciame è in larice, tavole da 2,5 x 20 cm.

Anche la coperta, in origine, era di larice, poi è stata modificata, ed attualmente sia la coperta che la tuga sono in Iroko.

Ecco, questa è Berenice

Gli interni sono in mogano…

La dinette, con la cucina ed il cofano motore che funge da piano di appoggio e da tavolo allungabile
Una delle 2 cabine di prua
Il bagno, veramente grande
Particolare dell’osteriggio che permette, oltre a favorire la luminosità e il ricambio dell’aria, di sbarcare agevolmente il motore

Il giorno del nostro primo alaggio Rio Marina

Ci appoggiamo ai ragazzi di Rio Service, Massimo e Piero, amici di vecchia data,e abbiamo trovato serietà e cortesia, competenza e disponibilità

Ecco, sono cominciate le brutte sorprese… abbiamo scoperto il trucco e parrucco…

Eccoci in cantiere

Le murate erano state stuccate a gesso e riverniciate da bordo, si vedono bene i segni del rullino sul bottaccio e sulla linea di galleggiamento….

Dopo lo sgomento iniziale, (avevamo deciso di anticipare la sosta in cantiere per fare carena in un paio di settimane e navigare tutto l’inverno), ed esserci consultati con alcuni professionisti e maestri d’ascia, decidiamo di portare tutto a legno.

Il nostro “mastro d’ascia” Daniele Carminelli, meno male che l’abbiamo trovato…

Con la sua calma, la sua professionalità ed esperienza riesce a rincuorarci e ci sprona a non mollare.

Riportare tutto a legno significa rimuovere tutte le mani di vernice, smalti, primer, stucchi e quant’altro, per poter toccare con mano le tavole del fasciame, verificarle una per una, valutare gli interventi fatti, decidere con calma le azioni da intraprendere…

avanzamento lavori

Il lavoro dura settimane…. per le condizioni meteo (siamo in novembre), per il poco tempo disponibile, ma , sopratutto, per il timore di scoprire chissà cosa….

Per riportare a legno Berenice abbiamo utilizzato una fiaccola a gas ed un raschietto, e, tutto sommato, è venuto proprio un bel lavoro.

Al termine è stato levigato per rimuovere le tracce di prodotti e poter ammirare il fasciame

Abbiamo riportato alla luce l’anima vera di Berenice, le tavole originali, con i chiodi, belle, sane, e le toppe fatte negli anni, un pò meno belle…

Scopriamo che il fasciame è stato tutto rinvergato, sicuramente un abile artigiano per un lavoro magistrale.

La murata di dritta dopo aver rimosso le tavole marce. Si può vedere il fasciame levigato e rinvergato.

Dopo aver sverniciato tutto, le valutazioni:

a dritta la situazione è la peggiore, tutta l’opera morta è marcia, e sono compromesse anche le costole, a sx un pò meno.

Scopriamo anche la causo del disastro: qualcuno, forse per risparmiare, ha sigillato col silicone bianco da idraulica, e, quindi,ricoperto completamente, il trincarino. Il silicone, oltre a non far traspirare il legno, ha causato l’accumulo ed il ristagno dell’acqua dolce, innescando così la marcescenza.

le tavole di dritta marce che trasudano acqua

Bisogna fare anche i conti con le nostre risorse, ed il tempo continua a passare…

dopo 2 mesi all’asciutto la situazione è questa:

Le tavole sane cominciano ad essere troppo secche ed a ritirarsi, con il rischio di compromettere la tenuta, quelle marce continuano a buttare acqua.

Intanto rimuoviamo tutto il maledetto silicone, occorrono 4 giorni col multitool e la lama in acciaio per rimuovere il grosso.

Poi siamo costretti ad inventarci un “fattapposta”, un utensile in acciaio, un gancio affilato per riuscire ad entrare nei comenti senza forzare le tavole indebolite e tagliare il silicone ed in altri 4 giorni riusciamo a pulire tutto.

Poi è la volta della chimica, per rimuovere tutte le tracce utilizziamo un solvente togli-silicone e finalmente, dopo altri 5 giorni ed un tremendo mal di schiena, terminiamo.

Il sollievo delle tavole è immediato, si asciuga tutto velocemente e recupera il colore dorato originale, abbandonando per sempre il nero terribile del marcio…

Decidiamo allora di procedere così:

questo inverno murata di dritta e tutto quello che troviamo da sistemate una volta aperto, prossimo anno murata di sinistra e speriamo bene….

Ci mettiamo a lavoro, in qualche giorno rimuoviamo tutte le tavole compromesse utilizzando seghe, martello e scalpello, multiutensile e quant’altro.

Durante la rimozione del fasciame un’altra brutta sorpresa:

Tarli

tarlo immagine dal web

parte delle tavole è divorata dai tarli, ne troviamo di tutte le misure, anche a mucchietti…

….e ora?

il problema non è da poco, non abbiamo modo di verificare la loro presenza anche in quelle tavole che apparentemente sono sane, in particolare nell’opera viva.

Dopo varie consulenze, telefonate, mail, “vecchi marinai” del posto, in accordo col maestro d’ascia decidiamo così:

soluzione antitarlo su tutto il fasciame, che a questo punto è a vista, all’interno ed all’esterno, 4 mani complessive, dato a pennello.

Facciamo in fretta, il meteo ci aiuta con delle splendide giornate di sole, ed in 2 giorni impregnamo tutta Berenice..

al termine dell’intervento, all’interno, verniciamo tutto col minio, rosso, per distinguerlo bene da quello più vecchio grigio, ed avere la situazione sotto controllo, all’esterno procederemo poi con le vernici idonee.

Una volta rimossa la murata viene alla luce anche un’altro problema: muffe e funghi.

il compensato sotto la coperta, il trincarino ed alcuni bagli presentano la carie bianca, la carie bruna e muffe.

Utilizziamo i sali di boro, per creare un ambiente disvitale per tutti questi organismi.

Ne prepariamo 15 litri, lo irroriamo con una pompa a pressione, cominciamo dal gavone dell’ancora, spanneliamo tutti i locali ed irroriamo tutti gli ambienti raggiungibili con la lancia da 1 m.

Funziona!! Dopo qualche giorno i funghi cominciano a seccare e a polverizzarsi, ed una polvere biancastra ricopre tutti i legni trattati.

A distanza di un anno i sali di boro ricoprono ancora parte dei legni, ma procederemo ad un’altra disinfestazione appena in cantiere.

Vengono alla luce le costole, seriamente compromesse, mangiate dal marcio, dalle troppe viti messe anche “alla traditora”.

Concordiamo col maestro d’ascia di “sistemarle” mediante “affiancatura”

Cerchiamo un tavolone di iroko, 5x50x400 cm, ben stagionato, dritto e sano.

Con un foglio di compensato di pioppo da 2mm facciamo tutte le dime, una per costola, della lunghezza massima che ci consente lo spazio di lavoro tra il fasciame sano ed il controfasciame inchiodato fino al trincarino.

Dopo qualche giorno le costole sono finalmente pronte, poi, una per una, vengono affiancate, incollate con la colla epossidica, e bloccate con 2 barre filettate in acciaio da 8, con rondelle e bulloni

Procediamo allora con la rifinitura delle nuove costole dando loro la giusta inclinazione, e rifiniamo tutto con il pialletto.

Siamo finalmente pronti per il fasciame

Daniele, il nostro maestro mastro d’ascia, posiziona il primo regolo per assicurarsi che le tavole vengano dritte, poi con una dima di compensato prende accuratamente tutte le misure per tagliare la prima tavola a misura, riporta tutte le misure su un tavolone nuovo e, tra una traccia, un taglio una verifica … ecco fatto!! come per magia la prima tavola da posare è pronta.

Visto fare sembra proprio facile…

Prima di fissarla definitivamente verniciamo l’interno col minio, per garantire un’ulteriore protezione.

e poi via così, misura, verifica, misura, verifica, taglia e posa.

il lavoro procede spedito, Daniele è veloce, vista anche l’urgenza…

in una settimana le tavole sono sostituite, levigate e calafatate.

Adesso si resina tutto, una prima mano di resina epossidica diluita al 40% per favorire l’impregnamento, poi si passa a stuccare.

Stucco realizzato con la stessa resina epossidica con aggiunta di inerti fenolici e microsfere, passiamo quasi una settimana a stuccare tutta Berenice….

Adesso leggera cartata per opacizzare la resina e levigare le stuccature e 2^ mano di resina, questa volta diluita al 20%.

Al termine abbiamo dato 3 mani di resina all’opera viva, di cui l’ultima pura, e 2 all’opera morta.

Dopo un’ultima verifica in controluce per cercare fessure o crepe, finalmente passiamo il primer epossidico, una mano abbondante, e, appena asciutto, un altro controllo certosino e maniacale (col bianco le crepe si vedono meglio).

Siamo veramente soddisfatti, il guscio è intero, non ci sono crepe.

Passiamo alla realizzazione del bottaccio, proviamo prima col larice, ma si spezza appena inizia la curvatura, quindi passiamo all’Iroko, più duro, ma decisamente più resistente.

Da poppa a prua, i primi 6 metri riusciamo con 2 listelli da 4 e 2 m , 5cm di altezza per 11 di spessore , poi al mascone la curvatura diventa eccessiva, e dividiamo il listello in 2 pezzi da 5,5 cm, incolliamo tutto e mettiamo in opera con i morsetti in attesa che asciughi.

Ovviamente abbiamo fretta, e senza aspettare troppo (24 ore) procediamo subito con i buchi con le cieche per le viti e fissiamo tutto definitivamente (asciugherà poi…)

Intanto Claudia ha levigato tutte le parti con il legno a vista, e dato 3 mani di coppale sullo specchio di poppa, sulla falchetta, candelieri e quant’altro.

Ormai siamo lanciatissimi, vernice bianca sulle murate, 2 mani, antivegetativa 2 mani e finalmente..

Berenice il giorno del varo

si va in mare….

E dopo una fantastica estate trascorsa a navigare, provare, sperimentare, eccoci di nuovo in inverno, a tirare su Berenice, per il secondo round in cantiere.

Eccoci in cantiere, pronti ad iniziare i lavori…

Il legno per i lavori di quest’anno è già in cantiere, la resina dovrebbe arrivare a giorni, ma c’è tempo..

In cantiere, abbiamo un sacco di spazio , per fortuna.

cominciamo ad allestire il nostro spazio, trabattello, scala, cassa per attrezzi, etc

Iniziati i lavori di demolizione della murata, con martello, scalpello e tanta pazienza… non si può avere fretta, rischiamo di fare peggio…

iniziamo a demolire dove il marcio è evidente, un pezzetto alla volta,

e riecco questi piccoli, anche se sono pochi, era meglio non trovarne…

sono pochi, stavolta, 5 o 6, fortunatamente, ma belli grossi!

Ecco qui, dopo una mattinata di lavoro, abbiamo demolito solo questo, ma siamo soddisfatti..

Nei prossimi giorni si prosegue, speriamo di non trovare brutte sorprese

Eccoci qua, mazzetta e scalpello , a proseguire con la demolizione. Purtroppo il meteo non ci assiste, riusciamo a lavorare poche ore…

Comunque si procede, per ora nessuna sorpresa, è tutto come ci aspettavamo..

Dopo aver rimosso la murata ecco la situazione:

Alcune costole sono letteralmente sparite, mangiate dal marcio

Sono rimasti solo chiodi e viti… nulla da recuperare.

Anche queste, che sostengono le lande, sono ridotte male…

preso atto nuovamente della situazione, senza perderci d’animo, si comincia con le affiancature..

Ecco qui il risultato (particolare della costola di supporto alle lande).

Si procede anche con le altre affiancature

Ecco qui le affiancature quasi pronte:

per ognuna è stata fatta una dima in cartoncino, provata ripetutamente, e, non appena verificata, è stata riportata sul tavolone di iroko da 5cm di spessore e tagliata.

ne abbiamo fatte 22…

Ci abbiamo rimesso un seghetto alternativo, ma alla fine è venuto un bel lavoro..

Ci piace.

Abbiamo dovuto mettere quel telo bianco per impedire ai topi di salire a bordo.

Le affiancature sono incollate con epossidico ed imbullonate con barra filettata da 8 .

E per fare i fori ci siamo dovuti inventare una soluzione così.

Ne ho rotte 3 di molle, solo dopo ho scoperto che il trapano non va usato in modalità trapano ma avvitatore con controllo della coppia, in modo che se la punta si arresta, la molla non si attorciglia..

Un altro “fattapposta”

Le molle esistono solo con innesto esagonale, quindi ho dovuto reperire un mandrino con innesto idoneo, ma la punta massima è da 6, quindi, al tornio, ho dovuto ridurre quelle da 8.

Qui si vedono bene tutte le costole finite, incollate ed imbullonate, pronte per il passaggio successivo

Particolare del supporto delle lande, incollato ed imbullonato

Dopo tanto lavoro, finalmente il trattamento ultimo.

2 mani di minio rosso che servirà per proteggere i legni dall’umido.

Ovviamente abbiamo già dato 5 mani di sali di boro per i funghi e 3 di antitarlo, quindi il minio rifinisce tutto.

Adesso dobbiamo solo aspettare Daniele, ci deve aiutare a mettere le tavole di prua..

Nell’attesa di Daniele ci dedichiamo a fare gli altri lavori che avevamo deciso, tra i quali riverniciare la falchetta, il tambuccio ed il pulpito.

L’avevamo fatto già l’anno scorso, ma la vernice si è sfogliata tutta, quindi abbiamo deciso di rifare il lavoro.

Particolare del pulpito
Il tambuccio rimesso a nuovo

La prima mano di coppale diluita al 50%, levigato con carta 400, 2 mano diluita al 30%, levigato con carta 400, 3 mano diluita al 10%, e questi sono i risultati..

Dobbiamo dare altre 3 mani diluita al 10% e abbiamo finito.

Abbiamo deciso di fare anche l’albero, è sverniciato e presenta alcune scollature.

Cominciamo dal basso, con levigatrice con carta da 80

Fino in cima

La vecchia vernice viene via bene, anche troppo, ed i segni neri del tempo scompaiono lasciando il colore chiaro del pino.

Ecco una brutta sorpresa

Troviamo del marcio, un bel pezzo

Col multitool scavo fino a trovare il sano, un bel pò

Ripulisco anche l’incollatura lato prua.

Preparo i tasselli,l’ultimo tipo rinvergatura.

Poi, dopo aver saturato il legno con la resina diluita, procedo con riempimento ed incollaggio dei tasselli.

Rimane solo da aspettare che catalizzi, poi levigare tutto e spianare bene.

E, dopo un pò di quarantena, finalmente riusciamo a ripartire, riprendiamo i lavori da dove ci eravamo dovuti fermare.

Abbiamo levigato gli inserti con grana da 40, poi rifinito tutto, anche l’albero, con la grana 180, ed infine 2 mani di coppale, diluita al 40%, per impregnare bene le fibre, secche e trascurate da troppo tempo.

Mentre la vernice asciuga, andiamo avanti anche col teak della tuga, per ora.

abbiamo rimosso i vecchi comenti che non tenevano più col multitool e la lama apposita,

Poi nastro carta, pulire con acetone e, con la pistola del silicone, si spara la resina gommosa.

Qui andiamo un pò controcorrente.

Invece di usare il Sikaflex, dal costo abbastanza elevato, anche perchè prima dell’utilizzo occorre passare un primer apposito, abbiamo deciso di provare questo prodotto americano, il ” TEAK DECKING SYSTEM”, si dà senza primer, direttamente, e non ritira, quindi si stende con la spatola da carrozziere, si rimuove il nastro e siamo pronti!

Quando abbiamo preso Berenice, avevamo notato che nella dinette, lato poppa, erano stati montati dei pannelli a coprire le tavole originali in mogano.

Secondo noi un vero sacrilegio, in primo luogo perchè il mogano è bellissimo, secondo perchè le tavole di compensato sono orribili, e in più hanno fatto marcire tutto!!!

Questo è ciò che abbiamo trovato dietro i pannelli….

Questa è la prima tavola sistemata

E questo il risultato finale

Questo è il primo listello,

siamo partiti da un tavolone di 4 m X 30cm X 3 cm, e siamo arrivati a listelli da cm 97 X 9,5 X 1,7

Avanzamento lavori

Siamo quasi arrivati in fondo…

Le tavole sono tutte di lunghezza diversa, ma anche di spessore diverso, ma ormai ci siamo, resta solo da spianare per pareggiare col pialletto, levigare con grana 120 e forse 180, e coppale…

Naturalmente, e chi mi conosce bene lo sa, portiamo avanti più lavori contemporaneamente, per ottimizzare i tempi morti….

questa era una cabina , quella di sinistra, ma l’abbiamo trovata un pò buia e poco funzionale, quindi abbiamo deciso di rimuovere i pannelli separatori a lato del letto, quelli che realizzavano i vani portaoggetti,

ed abbiamo rivestito tutto con un pannello di compensato chiaro per dare più luce e, sopratutto, più spazio.

Prossimamente monteremo delle strisce led per l’illuminazione indiretta.

Oggi finalmente è potuto venire il nostro Daniele.. che con grande pazienza e maestria, ci insegna a misurare , sagomare, tagliare le tavole del fasciame.

Ci è voluta una mattinata, ma alla fine siamo riusciti a mettere la prima realizzata interamente da noi.

Dopo il taglio, la posa

Il primo morsetto, le prime viti, poi gli altri morsetti, mezzo giro di vite alla volta, sposta il morsetto, stringi, recupera, avvita….

E via così fino a piegare la nostra tavola e farla aderire perfettamente alle staminare.

Come prima tavola non c’è male, siamo soddisfatti

Sicuramente una bella piega,ma con l’aiuto di Daniele siamo riusciti.

..ecco la seconda

Questo è il nostro Danielino, usa un regolo per riportare esattamente la sagoma della tavola

utilizza un regolo per riportare esattamente la sagoma della tavola

Si posiziona la dima in compensato al posto della tavola sulle costole, con il regolo si segna una linea continua, poi si riporta sulla tavola sui cavalletti, si taglia e via così

Fatto da lui sembra semplice

e questo è il risultato.

Prima di montarle tutte le tavole vengono trattate col minio, per preservarle, arancione, per distinguere i lavori fatti da noi dagli altri.

si procede..

quasi fatto..

e finalmente si chiude!

Ci piace! siamo proprio soddisfatti

Adesso si leviga tutto per pareggiare e lisciare

Con la fresa verticale si ripassano tutti i comenti, 2 cm di profondità per dare una linearità al lavoro, e predisporre la rinvergatura.

Con una guida ci facilitiamo il lavoro, altrimenti la fresa và dove vuole

ecco i comenti rettificati

Particolare della fresatura

Particolare della fresatura

Ora si prepara per la rinvergatura.

Prima tutti i listelli da 2 mm il più lunghi possibile,

Poi si saturano i comenti con la resina diluita, si stucca prima che catalizzi completamente, e, a resina fresca, si inseriscono i listelli a forza.

Ora bisogna aspettare che la resina catalizzi

finalmente la resina è pronta, ora si pareggiano i listelli della rinvergatura

si stuccano eventuali imperfezioni

e finalmente si leviga e si rifinisce

particolare della lavorazione

Particolare della levigatura

Ormai ci siamo

Siamo andati avanti, meno male.

Primer dato, 2 mani, e cominciato a mettere bottaccio

Ultime stuccature e rifiniture

Claudia comincia con il bianco sull’altra murata

Stanchi ma felici

Finito…

Ci siamo quasi

gli ultimi ritocchi

Il bottaccio color oro è bellissimo

Finalmente pronti

Antivegetativa

…e finalmente pronti

Siamo proprio felici, siamo riusciti a finire

in mare

finalmente ci godiamo qualche serata…

Abbiamo scoperto che nella gola della gaffa (siamo ancora dei principianti) usavano il cuoio per proteggere il legno dell’albero.

Abbiamo chiesto al nostro amico Alfio di Cuoio Desig che ci ha fatto un’opera d’arte